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Manuale di Economia della conoscenza

Introduzione

Pensare, oggi, a un Manuale di economia della conoscenza può sembrare un pretesa nominalistica, un nuovo slogan culturale in un contesto immaturo, in una "società dell'informazione" ancora ferma ai tradizionali mezzi di comunicazione di massa.

Ma la potenza evocativa insita nella dizione di economia della conoscenza e ai mezzi elettronici elaborativi e trasmissivi della stessa obbligano a una riflessione composita, nella quale prospettive diverse trovino un punto comune per costruire approcci comuni utili a navigare nel flusso socioeconomico del micromillennio.

Conviene richiamare, anzitutto, l'evoluzione terminologica in sede internazionale europea che ha condotto a considerare la società dell'informazione, già nel libro bianco di Delors, come una nuova frontiera esistenziale, a forte valenza economica, da gestire attentamente nella prospettiva di sviluppo infrastrutturale di reti e servizi su base elettronica.

L'avvento di Internet nel 1994 accelera la rilevanza della rivoluzione informatico-telematica e la percezione del vantaggio competitivo che può vantare un'economia capace di gestire transazioni e servizi in rete.

Gli investimenti più importanti in Information and Communication Technology interessano il settore bancario e assicurativo fino a esplodere nella cosiddetta new economy.

Ma il riferimento ad una "nuova economia" oscura una distinzione importante: infatti, se da un lato la nuova economia è un modo nuovo di fare commercio e business on line, essa non sostituisce la old economy ma la rilancia attraverso transazioni diverse, più rapide ed efficienti in rete. Ciò a condizione che l'informazione utile a costruire i servizi in rete per la vecchia economia sia acquisita, elaborata e gestita in maniera appropriata.Ciò a condizione che gli operatori economici e istituzionali facciano il grande balzo, la riconversione professionale in termini di rete.Ma la nuova economia è anche l'insieme di servizi inediti su base digitale.

Questa doppia valenza della nozione di "nuova economia" spiega lo slittamento semantico da new a net economy concetto estensivo che ricomprende la vecchia e la nuova economia in rete.

Un più forte scivolamento semantico conduce a concepire la conoscenza in rete come un insieme ideativo ed elaborativo di informazioni, ovvero di contenuti concettuali trasmissibili, comunicabili per i più diversi scopi sociali: questa la vera rivoluzione concettuale. I lavoratori dell'informazione sono i knowledge worker ovvero la somma crescente di addetti a lavorare informazione.

E' una rivoluzione concettuale permanente, in verità, un filo rosso che dalle prime manifestazioni di socialità umana organizzata conta sull'elaborazione dell'esperienza in conoscenza attraverso il linguaggio e sul trasferimento della conoscenza/cultura del gruppo dai vecchi ai giovani, da cultura a cultura, da società a società.

Questa visione etnocentrica di una cultura verbalizzata si giustifica con l'accelerazione tecnologica del sapere, occidentale e non solo, appoggiata ad una acculturazione informatica crescente. I mezzi tecnologici elaborativi e trasmissivi di informazione sono assi portanti di un'economia della conoscenza il cui specifico, potremmo dire, è la "profittabilità" sociale, economica e culturale assegnata all'informazione elaborata digitalmente come conoscenza e alla comunicazione sostenuta da tecnologie elettroniche.

In questa evoluzione, gioca un ruolo determinante la crescente consapevolezza che la parte soft del supporto tecnologico è quella che più necessita di nuove competenze e abilità. Al di là della valutazione della componente umana, delle risorse umane come valore aggiunto aziendale e professionale, insita nella nozione, teorizzare un'economia della conoscenza su base digitale significa sviluppare contenuti ovvero servizi in chiave digitale e significa creare addetti e utenti nella stessa.

E, dunque, la e-Europe, l'Europa elettronica varata formalmente nel 2000 a Lisbona e scandita nei piani europei di e-government dagli stati membri, richiede un approccio complessivo allo sviluppo tecnologico dei sistemi Paese attraverso la famiglia, la scuola, l'amministrazione, la ricerca. Il percorso sembra inevitabile e suscita impressionanti interrogativi sullo sviluppo delle società fondate su un'economia della conoscenza nella quale il "fattore umano", l'intangibile delle interazioni sociali, ridisegna le società stesse.

E allora si pone un quesito fondamentale: di quali competenze e abilità abbisogna questa società prospettica?

Al quesito iniziamo a rispondere spaccando il tema oggetto del Manuale nelle diverse prospettive dalle quali esso va approfondito in maniera continuativa e organica: la dimensione giuridica e normativa delle tecnologie IT e ICT nel pubblico come nel privato, l'approccio economico (o meglio gli approcci) all'economia della conoscenza, le nozioni di informazione, comunicazione e conoscenza viste dalle discipline specifiche psicologiche, linguistico-testuali e pragmatiche, le tecnologie applicate in IT e ICT. Il tutto con un respiro attento alle visioni internazionali che registrano forti crescite di paesi non solo occidentali: per l'Europa i Paesi nordici, per l'oriente India e Cina, tra gli altri.

Questo l'intento del manuale: offrire una prima rappresentazione multidisciplinare di un tema straordinariamente complesso nel quale vanno inscritte le diverse prospettive qui delineate, per creare un linguaggio comune pur nelle specificità degli approcci.

Il Manuale di economia della conoscenza: teoria e applicazioni digitali dell'informazione e della comunicazione si rivolge, prioritariamente, ma non esclusivamente, a quattro tipologie di lettori:

  • docenti e allievi dei corsi di laurea in Scienze dell'Informazione e della Comunicazione e dei corsi di alta formazione e specializzazione per operatori di aziende, piccole e medie imprese e amministrazioni pubbliche, interessati allo sviluppo di knowledge management e servizi digitali in rete
  • docenti e allievi delle Scuole di formazione delle Pubbliche Amministrazioni (Scuola Superiore della P.A., Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze, Scuola delle Amministrazioni Locali, Accademia della Guardia di Finanza, Scuola di formazione del Ministero dell'Interno, Istituto Diplomatico, Formez, ecc.) e di istituti pubblici e privati che propongono Master in economia della conoscenza, comunicazione, informazione, editoria digitale, e-commerce, e-business, e-learning

In tale profilo, il Manuale aspira a coprire un vuoto "conoscitivo" di un pubblico destinato a crescere rapidamente nel tempo quale è l'insieme degli operatori dell'informazione, della comunicazione e della conoscenza, in prospettiva digitale.

È, per ciò, un primo contributo interdisciplinare alla società della conoscenza.

La pretesa operativa del Manuale si traduce in particolare nella seconda parte, destinata ad esemplificare logiche applicative e studi di caso connessi alle problematiche teoriche sviluppate nella prima parte. Non è casuale, a tale proposito, che i contributi dei capitoli sei e sette siano il risultato dei lavori di tesi dei partecipanti al I Master in Comunicazione e organizzazione istituzionale con tecnologie avanzate, percorso specialistico svolto dalla Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze,in collaborazione con il CEIS dell'Università di Roma "Tor Vergata" e con il Dipartimento dell'innovazione e delle tecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, insieme con l'AIPA (oggi CNIPA) e con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, hanno fortemente contribuito all'intreccio specialistico del Master stesso.

A queste e alle altre istituzioni che hanno risposto con entusiasmo alla domanda di contenuti o di ospitalità per gli stage va il nostro ringraziamento e questa testimonianza di operosità.

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