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Pubblicazioni

Comunicazione digitale
Numero 1/2005

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Comunicazione digitale
Numero 1/2005

8. Eventi

8.2 La P.A. ed i servizi di e-Government alle Imprese

di Franco Arzano (*)

 

Onorevoli Ministri, Signore e Signori,

 

desidero anzitutto ringraziare Il Centro Studi Comunicazione istituzionale e Innovazione Tecnologica ComIT per l'invito a questa Tavola Rotonda, e ciò per due motivi:

  • il primo perché viene cosi offerta la possibilità di illustrare quello che il sistema Imprenditoriale Italiano sta facendo per la diffusione della Società dell'Informazione
  • il secondo - a livello personale - per avermi dato modo di partecipare dal vivo a questo concreto scambio di idee sull'innovazione nella Pubblica Amministrazione tra qualificati esponenti delle Istituzioni, delle Università e dell'Industria

Cercherò prima di tutto di inquadrare alcune questioni generali che ritengo debbano essere affrontate per capire a che punto siamo e quanto sia importante il problema della diffusione delle tecnologie digitali per la crescita del Paese ed il recupero della nostra competitività internazionale.

E' ormai da tutti riconosciuto che la competitività, l'innovazione e la promozione della cultura tecnologica sono condizioni essenziali per l'economia nel suo insieme tramite lo sviluppo industriale nel settore dell'ICT (Information and Communications Technologies) che in modo più compiuto viene oggi chiamato TMT (Tecnologia, Media e Telecomunicazioni ).

Questo spiega la priorità che tutti i Paesi più avanzati, e la stessa Unione Europea, attribuiscono all'incremento delle conoscenze e delle applicazioni nel settore dell'ICT, che viene infatti considerato strategico per lo sviluppo economico, sociale, scientifico e tecnologico della società .

In Italia invece in questo Settore non solo investiamo meno degli altri Paesi Europei in termini di spesa pubblica (è un dato di fatto che noi spendiamo nella Pubblica Amministrazione, lo 0,23% del PIL in ICT contro la media europea che si attesta allo 0,35%); ma abbiamo un problema ancor più di fondo: gli investimenti totali in ICT in Italia negli ultimi tre anni hanno battuto il passo con la conseguenza che il gap in percentuale del PIL rispetto alla media europea era drammaticamente peggiorato portandoci l'altro anno all'ultimo posto in Europa (5,4 % rispetto alla media del 6,7 %) con un divario reale di circa 15 miliardi di euro.

Dobbiamo inoltre constatare che il basso utilizzo degli strumenti ICT e' un fenomeno che deriva anche dal fatto che in questo campo gli investimenti privati sono ancora bassi rispetto a quanto avviene negli altri Paesi nostri concorrenti. In sostanza ci deve allarmare il fatto che in Italia spendiamo molto meno in innovazione tecnologica rispetto agli altri paesi europei sia nel settore pubblico che nel settore privato, quest'ultimo dovutoprevalentementeal basso grado di utilizzo delle applicazioni ICT nelle attività quotidiane aziendali (acquisti, vendite, gestione operativa).

Mentre negli Stati Uniti i forti investimenti in ICT si sono tradotti, nel corso degli anni Novanta, in un cospicuo aumento di produttività, in Italia (come del resto in altri paesi europei) non è accaduto lo stesso. Un recente e approfondito studio dell'OCSE individua la ragione principale di questo fenomeno nel grado relativamente basso di diffusione delle nuove tecnologie tra le imprese. Ovviamente, nel caso italiano, la presenza di molte piccole e medie imprese costituisce un ostacolo particolarmente importante alla diffusione di tecnologie che spesso richiedono, per massimizzarne i benefici, riorganizzazioni dell'intero processo produttivo e distributivo, fenomeno particolarmente difficile in un momento di sostanziale stagnazione economica.

Un recente studio della Bocconi (Net Impact) ha dimostrato invece che i benefici dell'innovazione digitale sono di dimensioni ragguardevoli non solo a livello macroeconomico, ma anche per la singola impresa.

Cio' nonostante, lo studio della Bocconi ha stimato anche che in Italia solo l'11,4% delle imprese che operano sul territorio (dato medio), utilizza tecnologie IBS (Internet Business Solutions) . Questo risultato è in netto contrasto con il tasso di penetrazione registrato negli USA (61%) e con quello degli altri paesi europei studiati in una altra indagine europea (47% medio tra Gran Bretagna, Germania e Francia).

Da qui deriva la necessità di considerare l'aumento della spesa per ICT e più in generale la diffusione delle tecnologie digitali come un elemento indispensabile di una strategia di politica industriale per lo sviluppo del nostro sistema produttivo.

A questo scopo, l'anno scorso Confindustria ha elaborato il PID "Piano per l'Innovazione Digitale" (poi presentato nel luglio 2003) per sollecitare le istituzioni a collaborare più fattivamente con il mondo imprenditoriale per definire una strategia politica e industriale che fosse chiaramente definita, stabile negli anni, negli indirizzi, negli strumenti, e certa nelle risorse, il tutto finalizzato a favorire una più rapida diffusione delle innovazioni tecnologiche nelle aziende e nel Paese.

Dal canto suo il Governo aveva contemporaneamente identificato, n el documento "Linee Guida del Governo per lo Sviluppo della Società dell'Informazione", dieci obiettivi di legislatura, dieci azioni chiave per la realizzazione dell' e-Government, cioè per l'innovazione nei Servizi delle Pubbliche Amministrazioni.

Alcune di queste iniziative si sono effettivamente avviate ed in parte realizzate:

tra queste potremmo citare il Protocollo informatico (strumento fondamentale per migliorare l'efficienza della P.A. e consentire a cittadini e imprese di conoscere in maniera trasparente ed efficiente lo stato delle pratiche di proprio interesse), la Fornitura on line dei Servizi Prioritari ("eventi della vita delle imprese e dei cittadini" sui quali le pubbliche amministrazioni sono state invitate a costruire progetti per le infrastrutture digitali), la Carta di Identità Elettronica (con una interoperabilità tra la stessa Carta d'identità elettronica Cie e Carta nazionale dei servizi Cns) per l'accesso ai servizi della pubblica amministrazione su tutto il territorio nazionale), la Firma Digitale (ove siamo tra i primi in Europa con oltre 1 milione di firme), ed infine l'e-Procurement ove si sono già' concretizzati risparmi per alcuni miliardi di Euro (anche se una visione parziale concentrata solo sui risparmi che si possono ottenere dall'introduzione delle nuove tecnologie, rischia di innescare una diffusione "a singhiozzo" dei servizi di e-Government).

Sugli altri punti (alfabetizzazione digitale,e-health, e-learning, e-mail, ecc) occorre programmare ancora concreti investimenti non solo in tecnologia, ma soprattutto in formazione e qualificazione del personale della P.A. per consentire l'erogazione di servizi efficienti e la riorganizzazione della macchina amministrativa.

Però, a fronte di questi programmi, sembra esserci stata negli ultimi tempi una significativa contrazione degli acquisti ICT nel settore pubblico.

Infatti, secondo il recente Rapporto ASSINFORM, la spesa in IT a livello di Pubblica Amministrazione Locale ha subito nel corso degli ultimi due anni, una flessione di qualche punto percentuale. Tutte le aree geografiche del Paese hanno evidenziato un andamento negativo, più accentuato nel Sud e meno intenso nelle Regioni del Nord peggiorando così il geographical divide.

Allo stato dei fatti c'è quindi la fondata preoccupazione che le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione vengano troppo spesso considerate dalle PAL (Pubbliche Amministrazioni Locali) in una logica meramente contabile e quindi - alla pari delle altre spese - come un costo da tagliare, frenando così gli investimenti. Investimenti peraltro necessari, perché la domanda che ci si deve porre non è sul quanto informatizzare la pubblica amministrazione, ma soprattutto sul come migliorare la qualità e l'accessibilità dei servizi pubblici e sul come realizzare nuovi servizi innovativi attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie dell'informazione. L'obiettivo non è portare la burocrazia su Internet, ma utilizzare la tecnologia per innovare, ridurre e semplificare gli adempimenti burocratici, in altre parole bisogna migliorare l'efficienza della pubblica Amministrazione - specie locale - e non digitalizzarne l'eventuale inefficienza.

Un Certificato stupido ed inutile non diventa intelligente e necessario solo perché viene richiesto e rilasciato via Internet !!

In sostanza l'attuale stato di innovazione tecnologica ed organizzativa delle Pubbliche Amministrazioni presenta una serie di aspetti che devono essere oggetto di attenzione e riflessione:

  • anzitutto il livello di automazione è ancora estremamente diversificato tra le varie Amministrazioni (Centrali e Locali): accanto a situazioni di ampia diffusione delle tecnologie ICT e notevole disponibilità dei servizi erogati, vi sono Amministrazioni che, viceversa, sono ancora indietro rispetto alle esigenze proprie e dell'utenza (specie nel Mezzogiorno);
  • è ancora scarsa la cooperazione applicativa tra le amministrazioni, il che, in parte, vanifica anche i livelli di eccellenza presenti: infatti, laddove un servizio richiede il concorso di più Amministrazioni per essere erogato (caso molto frequente) è necessario che tutte le Amministrazioni coinvolte abbiano lo stesso livello di automazione e possano interagire informaticamente tra di loro, pena la distribuzione di un servizio di bassa qualità;
  • esiste un patrimonio informativo enorme presso le P.A. ma certamente poco utilizzato, soprattutto nell'ottica di aggregazione ed interscambio dei dati;
  • il livello di formazione ICT del personale delle P.A. è ancora estremamente basso e scarsi risultano gli investimenti previsti a riguardo.

Proprio su questi 4 Punti, si sta portando avanti un'analisi dei servizi on-line forniti dallo Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP). Com'è noto lo SUAP è un ufficio comunale la cui filosofia è semplificare i rapporti tra imprese e pubbliche amministrazioni, dando alle prime un unico interlocutore (one point shop) nel dialogo con le seconde.

Da ciò dovrebbe derivare una generale razionalizzazione delle procedure con un minor numero di adempimenti e una maggiore efficienza, rendendo così il ricorso al servizio on-line vantaggioso - in termini di costi e di tempi - sia per le imprese che per la pubblica amministrazione.

Da una primi analisi effettuata su 103 comuni capoluogo di provincia a fronte di una presenza diffusa del SUAP on-line (nell'80% dei casi analizzati esiste un'informazione di primo livello sul servizio) emerge ancora un bassissimo livello di interattività del servizio (solo nel 10% dei casi è possibile attivare un procedimento on-line).

Certo non mancano casi di eccellenza, come il sito dello sportello unico del Comune di Bologna ad esempio (http://sportellounico.comune.bologna.it), ma in generale emerge in maniera netta la sensazione di essere ancora fermi ad una prima fase di diffusione dei servizi di e-Government (soprattutto nel Mezzogiorno: di nuovo il geographical divide) e che occorre rilanciare gli investimenti nel settore per portarsi ad una seconda fase nella quale i servizi diventano realmente interattivi e fruibili per gli utenti (cittadini e imprese).

In conclusione , per la realizzazione degli obiettivi indicati dal Governo si considerano quindi necessari una serie di interventi di tipo finanziario e normativo quali:

  • individuazione di adeguati livelli di finanziamento dei programmi previsti, con l'obiettivo di considerare gli investimenti ICT come strategici e quindi non solo come oggetto di riduzioni e/o tagli;
  • semplificazione dell'attuale complesso normativo che regola le procedure di acquisto delle P.A., attualmente troppo complesso ed articolato;
  • verifica dell'attuale disciplina dell'acquisizione on-line di beni e servizi da parte delle Pubbliche Amministrazioni, in modo tale da definire, nel quadro delle politiche di controllo della spesa, un regime effettivamente concorrenziale per le imprese;
  • sviluppo di nuove forme di partnership pubblico-privato attraverso un maggior ricorso all'outsourcing ed al project financing, sia nella realizzazione dei servizi on-line della pubblica amministrazione che nel monitoraggio dell'efficienza dei servizi stessi, con l'obiettivo di attivare iniziative a valore aggiunto di minor impatto sui costi delle amministrazioni e maggiore efficacia per i cittadini e le imprese.

Parlando poi di Risorse, se e' vero - come e' vero - che i servizi di e-Government possono essere un driver potentissimo per il miglioramento del Sistema Paese, e' altrettanto vero che accanto alle misure per l'e-Government vengano impostati interventi di sostegno per la diffusione della Società dell'Informazione, quali agevolazioni per l'utilizzo delle tecnologie digitali ai cittadini (quali il contributo per l'accesso alla larga banda e quello per la Televisione Digitale Terrestre) nonché finanziamenti a progetti di sviluppo di e-commerce soprattutto per le PMI. Altrimenti si corre il rischio di dotare le P.A. di servizi di cui cittadini e imprese non sapranno godere per mancanza di capacità tecnologica e organizzativa.

Per compiere quindi un significativo passo in avanti è necessario che la Politica, attraverso le proprie emanazioni incaricate, si faccia carico di un piano di sviluppo di ampia portata, prevedendo finanziamenti nei confronti delle imprese (o delle aggregazioni di esse) che scelgono di innovare, ma anche e soprattutto contribuendo in modo significativo a creare le condizioni al contorno affinché tale innovazione possa essere implementata con la massima efficacia.

Tale obiettivo può essere perseguito soltanto mediante una stretta collaborazione fra il mondo delle Imprese, le Istituzioni Governative e le Amministrazioni Pubbliche.

L'innovazione nei Servizi delle Pubbliche Amministrazioni deve cioè essere promossa a livello sistemico, in uno sforzo che coinvolga tutti gli Attori in un virtuoso gioco di squadra, venendo finalmente considerata come uno degli elementi fondamentali per garantire la futura competitività del Sistema Italia.


(*) Commissione dell'Economia digitale - Confindustria (torna al testo)

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